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Associazione di Volontariato |
Più ricerca e meno cure miracolose
di Marisa Melis
QUOTIDIANO SARDEGNA DELL'11 MAGGIO 2013
Quando non si trovano cure per certe malattie le persone si aggrappano a tutto, cadendo spesso in tranelli giganteschi.
Parlando di cure mediche “miracolose” sentiamo dire spesso che queste vengono effettuate in altri continenti, si cita sovente l’America.
Seguendo queste chimere certe famiglie si vendono la casa, magari si indebitano per riuscire a portare oltreoceano il proprio caro. Altri invece si attivano su internet e promuovono delle collette gigantesche.
Ovvio informare che se esiste una cura “vera” e dei “centri di eccellenza” è compito del nostro servizio nazionale sanitario inviare il paziente in questi ospedali.
Abbiamo gli strumenti e le leggi per fare ciò.
Se questi centri non hanno la tanto conclamata “validità” dichiarata dal passaparola di genitori disperati e, non dai centri specializzati italiani, è giusto che la sanità italiana non illuda le persone, facendo fare viaggi inutili che, purtroppo stressano il paziente accorciando il più delle volte la sua già debole vita.
Purtroppo il passaparola viene rafforzato da certe televisioni commerciali che invitano continuamente questi genitori disperati nei loro contenitori pomeridiani. Comprensibile che i presentatori debbano incentivare l’audience, strappando lacrime agli telespettatori che toccati nella loro sensibilità, aprono il portafoglio effettuando dei bonifici ai numeri di IBAN indicati.
Negli anni, noi genitori attenti, abbiamo scoperto le “pecche” di quei centri “pseudo-miracolosi”. Centri che dovevano mettere in piedi creature colpite da paralisi cerebrale, dovevano guarire addirittura persone colpite da tumori, sclerosi multiple e SLA, di tutto e di più.
Ci sarebbe piaciuto vedere veramente “guarite” queste persone , non è stato così.
Come è possibile andare all’altra parte del mondo e vedere un “imbroglione” che mette davanti a un bimbo epilettico il flacone dei farmaci, lo fa ondeggiare davanti al capo e girandosi verso i genitori, sentenzia che il farmaco dovrà essere drasticamente tolto “di botto” perché sta intossicando il bimbo che “udite, udite” dovrà lavare gli intestini con cinque litri di acqua calda al giorno?
Sono cose assurde e non comprendo come possano “berla” nemmeno i genitori più disperati.
Eppure è successo.
Disperati sì, ma con i piedi per terra, sempre e comunque.
Se anche tale fiume di denaro fosse indirizzato nella ricerca forse oggi qualche risultato esisterebbe.
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